
Tra le persone che mi vogliono bene sono solitamente ricordato come quello un po’… asociale.
Lo ammetto, non vado pazzo per i ritrovi collettivi, le reunion, le uscite di gruppo:
sono sempre stato quello che il sabato sera piuttosto che fare le 3 di notte a scolarsi litri di birra in Piazza del Gesù…
…preferiva tornare a casa, rannicchiarsi sotto le coperte e consumare pagine e pagine di Tolkien o Stephen King fino ad addormentarsi con il libro spiaccicato sul naso.
Si lo so: una tristezza infinita.
Ma mentre all’epoca un po’ soffrivo del mio “outsiderismo”, oggi ne vado proprio fiero: se ridevano di me perché ero diverso, oggi rido di loro perché sono tutti uguali (non è mia è di Kurt Cobain, credo).
È anche vero che oggi il conformismo si traveste di anticonformismo: ma comunque sti cazzi.
Questa lunghissima premessa mi serve solo per introdurre la storia di come mi sono trasformato in una bestia super social e di come ho avuto 3 premonizioni sul futuro della musica.
Puoi “guardare” questo articolo anche su Youtube o ascoltarne il podcast:
La bestia super social
3 Dicembre 2022: una data che rimarrà nella mia memoria finché campo.
Eh si cara mamma, non ci crederai: ma Gabriele ha organizzato una festa pazzesca, altro che asociale!
Non ho fatto tutto da solo (grazie di cuore ad Elisa Mandirola, supporto inestimabile), ma l’opera è riuscita: dopo due anni di conversazioni puramente online ho riunito in presenza 32 artisti da tutta Italia.
Artisti paganti, che hanno accattato un biglietto per assistere ad un mio workshop, fare networking con altri colleghi e partecipare ad una sessione di open mic, quella che mi ha fatto balenare la terza delle tre intuizioni in arrivo.
È stato il coronamento di un percorso iniziato nel 2020, l’anno più nefasto e prolifico che il mio biografo ufficiale, che non esiste, ricordi:
l’anno in cui lanciai ArtistiAdesso.com, la scuola online per artisti imprenditori/content creator, che oggi conta oltre un centinaio di iscritti, ai quali ogni santo giorno cerco di comunicare un’idea del successo diversa da quella legata alla notorietà.
In breve, ecco l’idea:
- Il successo arriva quando sei un minimo felice;
- sei un minimo felice quando ti senti riconosciuto;
- ti senti riconosciuto quando sei ascoltato e apprezzato.
A ritroso, in Artisti Adesso insegno a costruirsi il punto 3, per poi scalare la piramide e arrivare al punto 1.
È questa profonda quanto banale convinzione, quella che anche gli artisti che non vanno a Sanremo hanno diritto alla felicità, che mi ha fatto superare il mio desiderio di rimboccarmi le coperte e tornare a drogarmi di libri fantasy: e mi ha trasformato in una bestia super social.
Cos’è successo quella notte
Difficile descrivere la combinazione di stupore e familiarità che vivi quando incontri qualcuno con cui hai visto e parlato solo online per quasi due anni, chi più chi meno.
Roba da “C’è posta per te”, vi giuro.
D’altronde, in Artisti Adesso, ogni settimana, dal 2020, ci riuniamo in call di gruppo, ci guardiamo in faccia e parliamo di industria musicale, marketing, campagne acchiappa-fan… ma non solo.
Parliamo di sogni, nuovi o infranti, di esperienze terribili o bellissime, di ambizioni e desideri.
Insomma, non ci limitiamo ad ascoltare la lezioncina del “Gabriele Aprile” di turno (che poi sarei io);
a volte so di essere percepito come il “leader” di questo progetto e sebbene lo sia formalmente perché ho le redini dell’infrastruttura, lo spirito del progetto nasce dall’interazioni significative tra gli umani che ne fanno parte, prima ancora che tra gli artisti.
Umani, per inciso, ai quali con piacere cederei un po’ di redini, quando la struttura lo consentirà.
Venendo all’evento del 3 dicembre, questo Artisti Adesso MEETUP, la formula adottata è stata molto semplice: workshop + networking + pappa + open mic.
Niente di nuovo, ma proprio alla fine è successo qualcosa di… strano.
Sul momento non ci ho fatto caso, sembrava un’inezia, una banalità.
Ma quella notte rientrai a casa alle 3, zitto zitto per non svegliare Annaclara e la bambina… e sulla soglia mi venne un colpo.
Quasi cascai a terra, come colpito da un fulmine, tant’è che sentii la piccola lamentarsi nel sonno al piano di sopra (non si svegliò grazie a Dio).
Mi rialzai e corsi al computer a scrivere le 3 premonizioni che mi avevano appena investito.
1. Gli artisti diventeranno content creator
Nell’orizzonte del futuro vedevo chiaramente questa immagine:
un musicista in grado di creare contenuti RILEVANTI per i social e per le persone abituate a scrollare compulsivamente un feed.
Cosa significa “rilevanti”?
Significa che partono dall’intenzione di parlare al cuore, agli interessi, e agli obiettivi del pubblico, non da quella di dimostrare quanto si è più fighi e più bravi di tutti.
È innegabile che negli ultimi anni i content creator “puri”, per così dire, abbiano avuto un impatto culturale maggiore di quanto abbiano fatti gli artisti da hit usa e getta la cui massima ambizione è dominare le classifiche.
Oltre e prima delle classifiche, c’è la necessità di generare un impatto culturale: e se è vero che i social hanno democratizzato questa possibilità è anche vero che o si impara ad usarli con cognizione di causa o ci si rassegna ad urlare in una piazza vuota.
L’artista content creator che vedo all’orizzonte padroneggia l’arte di creare contenuti rilevanti per l’epoca in cui vive ed è conscio che la sua “artisticità” è nel suo stile, e che verrà riconosciuta nel tempo, al ritmo della relazione che saprà stringere con la sua community.
Da un lato sarà frustrante (l’artista vuole tutto e subito) ma dall’altro lato inizierà a monetizzare prima e più di quanto farà l’artista arrivato in cima alla classifica (che si chiede: “e mò? Come pago le bollette?”).
Un esempio di artista così? Tenete d’occhio @chris_venia.
2. La musica si “Tokenizzerà”
Nel mondo della blockchain, la “tokenizzazione” si riferisce a un processo in cui viene creata una rappresentazione digitale di un asset su una blockchain, autenticandone la cronologia delle transazioni e della proprietà.
Tecnicismi a parte, è un fenomeno che sta già accadendo: sempre più artisti propongono la loro musica anche in NFT (non fungible token).
O meglio, la vendono e possono farlo anche a prezzi moooolto interessanti, proprio perché grazie a questa tecnologia si garantisce l’unicità del singolo token.
Se una cosa è unica, non replicabile, acquisisce valore, ma ad una condizione: che ci sia qualcuno che riconosca tale valore e che sia disposto a pagare per entrarne in possesso.
Il concetto di NFT va sdoganato al grande pubblico affinché contribuisca realmente alla sostenibilità del mestiere di tutti gli artisti, non solo di Mina e degli U2.
E a proposito di Mina: recentemente Massimiliano Pani, figlio e produttore della grande cantante, è stato ospite da Fazio a “Che tempo che fa” proprio a parlare di musica in alta qualità, di vinili e di NFT.
Questi ultimi in realtà li ha quasi solo accennati, ed è un peccato: l’adozione di massa degli NFT arriverà più velocemente quanto più gli artisti “grandi” ne parleranno esplicitamente e con orgoglio ai loro fan.
Meglio prima che poi.
3. il miglior pubblico per un artista indipendente sarà questo
E qui veniamo a quello che ho notato durante l’evento di Artisti Adesso.
Nello specifico durante il momento dell’open mic, quando gli artisti a turno si sono esibiti, uno dopo l’altro, in ordine di prenotazione.
È stato un momento magico e soltanto dopo, in quel fatidico “colpo” che mi ha quasi steso tornato a casa alle tre di notte… ho realizzato che mancava qualcosa.
Durante le esibizioni dei miei colleghi non c’era… il brusio.
Il chiacchiericcio.
Hai presente no, quando vai a sentire un concerto di una band semi-sconosciuta, che senti quasi di aver scoperto tu e mentre questi suonano, la gente… la gente parla, la gente magna, la gente fondamentalmente fa i cazzi suoi e di quei 3 cristi venuti ad ascoltare davvero la band fondamentalmente se ne frega.
Non qui.
Non al MEETUP di Artisti Adesso.
Nessun brusio, nessun chiacchiericcio, rispettoso silenzio, interrotto solo dagli applausi a fine esibizione di ciascun artista.
Da qui l’intuizione/premonizione: e se il miglior pubblico che un artista indipendente possa sperare di avere fosse quello composto da… altri artisti?
Se non ci fosse altro essere umano con la sensibilità per rimanere in silenzio ad ascoltare una canzone di chi le canzoni le fa e le vive con la stessa profondità?
Non sono così ingenuo da pensare che basti avere un collega di fronte per meritarsi silenzio ed attenzione, ma inizio a credere che sia uno degli ingredienti per creare degli eventi in cui l’attenzione non va elemosinata.
Il secondo ingrediente è l’esperienza di community, ecco quindi la mia visione:
un nuovo meetup di Artisti Adesso, più grande, più strutturato, che aggreghi gli artisti con obiettivi comuni e offra loro un palco in cui esibirsi.
Artisti che si conoscono tra di loro, che hanno avuto modo di far crescere un senso di stima reciproca, la stessa che alimenterà il silenzio durante l’esibizione del collega.
La formula potrà essere la stessa: workshop + networking + open mic, o qualcosa di più articolato, ma la combinazione formazione+intrattenimento sarà imprescindibile, non può essere sacrificata.
Non si tratta solo di dare un palco ad un artista, ma di dargli un motivo per starci, sia sopra che sotto.
Questa premonizione è stata folgorante, perché se si riuscisse a combinare in maniera sostenibile ed efficiente questi due elementi, la musica tornerebbe a significare qualcosa, perlomeno per chi condivide lo stesso senso di appartenenza.
Se ti è piaciuto questo articolo e pensi di voler partecipare al prossimo evento di Artisti Adesso…