8 Modi per fare soldi con la musica nel 2023 (e rientrare degli investimenti)

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Si sa: abbiamo buttato nel cesso un sacco di soldi.

Abbiamo prodotto il disco.

Abbiamo fatto fare la copertina.

Abbiamo pagato l’ufficio stampa.

Abbiamo pagato l’etichetta.

Abbiamo pagato tutto e tanto ed un giorno succede che: PUF! Magia!

Sono passati dieci anni e di quel denaro abbiamo un centinaio di copie del nostro disco in garage, a farci da souvenir delle buone intenzioni di quando eravamo freschi e tosti.

Ce la siamo cantata così:

“È stato un investimento.”

Cit. Musicista quarantenne dai sogni infranti.

Peccato che gli investimenti dovrebbero ad un certo punto portare dei ritorni.

Per carità, i ritorni non devono essere per forza solo economici, ma un tantinello si.

Ebbene, la delusione deriva spesso dal fatto di non aver ben chiaro come si fanno soldi con la musica.

Come si fanno i soldi con la musica?

Quelli che dicono che la musica è mestiere hanno ragione e torto contemporaneamente.

La musica NON è un mestiere: la musica è PIÙ mestieri, che equivale a dire un musicista guadagna in più modi diversi.

E nel 2023 questa cosa è vera più che mai, così com’è vero che esistono nuove fonti di revenue alle quali l’artista può accedere, SENZA INTERMEDIARI.

Te ne propongo ben 8, per favore, leggi con attenzione.

Partiamo dalle classiche.

1. Royalties dagli streaming

Questo è il modo più ovvio e banale di guadagnare con la musica: pubblicandola online su tutte le principali piattaforme musicali (Spotify, Apple Music, Tidal, etc…), dopodichè sedersi comodi comodi ed aspettare le royalties.

Cosa sono le royalties?

Sono il denaro che ti è dovuto ogni volta che la tua traccia viene riprodotta in streaming o scaricata su una piattaforma di musica digitale.

Ora qual è il problema?

È che queste piattaforme pagano meno, molto meno, di quando ti onoravano con panino e patatine dopo aver suonato per 3 ore di fila davanti ad un platea di persone casualmente assortite intente a divorare il loro, di panino.

Insomma, un panino vale più di uno streaming.

Online ci sono diversi “Royalties Calculator”, come questo, attraverso cui puoi facilmente verificare che se anche facessi più di 100.000 ascolti non racimoleresti che un paio di centinaia di dollari.

“Gabriele ma perché pagano così poco le piattaforme”?

Il problema è complesso, e si chiama “Value Gap”: non è il caso di approfondirlo adesso ma ti rimando a questo articolo di Rockol del 2016, ancora molto attuale sotto diversi punti di vista.

Passiamo ad altri modi “classici” per monetizzare la musica.

2. royalties editoriali

La faccio breve, in quanto creatore o creatrice di un’opera intellettuale ti viene riconosciuta tutta una serie di diritti, che si distinguono in patrimoniali e morali.

I diritti patrimoniali sono quelli che ci interessano in questo contesto e sono i seguenti (fonte: SIAE):

  • diritto di riproduzione, cioè il diritto di effettuare la moltiplicazione in copie dell’opera con qualsiasi mezzo ed in qualsiasi forma diretta ed indiretta,
  • il diritto di esecuzione, rappresentazione, recitazione o lettura pubblica dell’opera, cioè il diritto di presentare l’opera al pubblico nelle varie forme di comunicazione sopra specificate,
  • il diritto di comunicazione al pubblico che comprende sia il diritto di effettuare la diffusione dell’opera a distanza (mediante radio, televisione, via satellite o via cavo, ecc.), sia la messa a disposizione del pubblico come avviene tipicamente sulle reti telematiche,
  • diritto di distribuzione, cioè il diritto di porre in commercio l’opera,
  • il diritto di elaborazione, cioè il diritto di apportare modifiche all’opera originale, di trasformarla, adattarla, ridurla ecc.

Tutti questi diritti ti permettono autorizzare o meno l’utilizzo della tua opera e di trarne dei benefici economici.

Prima ancora di iscriverti ad una società di collecting o di stipulare un contratto editoriale, sappi che tu hai già questi diritti.

È chiaro che farli valere da solo/a è pressoché impossibile, perché non puoi sapere se un salumiere di Treviso metterà la tua ballad in riproduzione a manetta nel suo negozio.

Ragion per cui hai bisogno di intermediari che facciano il lavoro per te e “raccolgano” per te, il denaro che ti spetta (vedi le società di collecting).

Non solo, hai bisogno anche di qualcuno che abbia i contatti giusti per far arrivare il tuo brano alle orecchie del salumiere di Treviso: ecco dunque il ruolo dell’editore – altro intermediario.

Ad ogni modo la fetta, già esigua, di potenziali guadagni, capirai anche tu che a botte di intermediazione si assottiglia vertiginosamente.

E la verità è che in quasi vent’anni che bazzico quest’ambiente non ho mai conosciuto un artista, UNO, che mi abbia confessato: “Ah sto mese ho fatto un sacco di soldi coi diritti!”

Ma è anche vero che quando incontrai Mogol non approfondii con lui la questione (avrei dovuto?).😅

3. merchandise

Iniziamo ad approfondire dei modi per guadagnare con la musica che hanno effettivamente un senso nel 2023.

Ora ti svelerò una verità pazzesca, mai rivelata nell’industria musicale.

Se vuoi fare soldi, devi vendere qualcosa.

Pazzesco vero?

“Gabri non sfottere.”

Scusa, scusa, però dimmi che non ho ragione quando dico che l’artista spesso pensa che la musica basti ad avere successo, quello economico.

Da quando si è smesso di vendere musica, con l’addio al supporto fisico, l’industria musicale è diventata il campione mondiale di cattive offerte (da vedere se gli NFT si riveleranno vincenti).

Ma la questione centrale è che se vuoi fare soldi con la musica, devi avere due cose:

  1. Qualcosa da vendere
  2. Qualcuno a cui vendere

Nel 2023 è molto più facile che in passato ottenere entrambe le cose, e riguardo al “qualcosa da vendere”, puoi pensare davvero con creatività: vestiti, oggetti, ninnoli, qualcosa di afferente alla tua brand identity.

Inoltre con servizi come il “print on demand” e il “dropshipping” non hai nemmeno la necessità di acquistare la merce in anticipo e/o di avere un magazzino.

Ti consiglio di approfondire questi due concetti (fammi sapere se vuoi che lo faccia per te in futuro).

4. Suonare dal vivo

Se non avessi messo questo punto centinaia di migliaia di artisti mi avrebbero linciato vivo.

Si certo, in musica si guadagna andando a suonare dal vivo.

Spesso.

A volte.

Quando non “suoni per promuoverti”.

C’è un grosso equivoco qui nel mondo degli artisti: concepire il “suonare live” come una strategia per promuoversi significa veramente usare MALE il proprio tempo.

Cacchio, siamo nel 2023, con 5€ di advertising raggiungi migliaia di persone e tu vuoi ancora “farti scoprire” andando a suonare gratis alla sagra del pecorino?

“Gabri ho sponsorizzato dei post e non è successo niente.”

Gabri: è perché l’hai fatto male e non sai cosa misurare.

“Gabri ma un vero artista si misura sul palcoscenico reale.”

Mah. Che vuol dire “reale”?

Vuoi dirmi che le emozioni che provi guardando una serie su Netflix non sono reali?

O che quando ti emozioni guardando sui social un gattino che lecca un neonato in quel momento sei fuori dalla realtà?

Cosa dovrebbe impedirci di concepire il web e i social come un altro, nuovo, diverso, palcoscenico, con effetti altrettanto “reali” nella vita come quelli che porta assistere fisicamente ad un concerto?

“Gabriele ma vai a …suonare!”

Suonare dal vivo, il concerto, il sudore, sono esperienze inimitabili.

È proprio questo il motivo per cui dovresti ridare dignità alle tue performance dal vivo e non svenderle al miglior offerente o alla migliore, presunta, occasione di ridicola visibilità.

Le tue esibizioni dal vivo NON sono un mezzo di promozione: sono UN (un!) tuo prodotto!

Proponilo alla tua fanbase (quella che hai attirato con i social) e porta le persone dall’online all’offline.

Meglio se a pagamento.

5. Sincronizzazioni

Guadagnare bei soldi dalla sincronizzazione della musica è una cosa molto difficile da fare ma sei riesci assurgi allo status di dio o dea sceso/a in terra.

Il mondo delle sincronizzazioni è interessante ma richiede tanta fatica, sopratutto in termini di networking e relazioni.

In breve, la sincronizzazione della musica, nota anche come “licenza di sincronizzazione”, consente agli artisti di guadagnare denaro affiancando la loro musica ad altri media visivi, quindi film, programmi televisivi o videogiochi.

Le media company possono pagare mooolto bene.

Non è che c’è un tariffario ma parliamo di migliaia di dollari o euro a posizionamento oltre a pagamenti di royalties continui per l’utilizzo continuo e ripetuto nei media e nelle varie “trasmissioni”.

È un flusso di entrate molto redditizio per i musicisti, ma ripeto, devi entrare nel giro.

6. partnership con i brand e sponsorizzazioni

Dai, sicuramente hai visto in giro operazioni di questo tipo: in queste operazioni il musicista guadagna facendo da “endorser” per un’azienda o per un prodotto specifico.

I prodotti più comuni nell’industria musicale sono:

  • Strumenti musicali
  • Abbigliamento
  • Applicazioni

Ma davvero, non c’è limite: faccio sempre l’esempio del cantautore pescatore, se un’azienda di canne da pesca l’avvicinasse perché tale cantautore non dovrebbe provare a chiudere un accordo?

Se decidi di collaborare con un brand dovrai negoziare un accordo per promuove il brand e il prodotto, sui tuoi canali.

Potrebbe accadere sotto forma di post sponsorizzati sui social media, oppure ai tuoi spettacoli dal vivo.

Ecco i social media hanno abbassato le barriere di ingresso in questo mercato: se hai un seguito social credibile e ben targettizzato, oramai NON serve più avere centinaia di migliaia di follower.

Alle aziende interessa l’integrità del tuo BRAND e la reach effettiva, ovvero il numero di persone reali e in target che puoi davvero raggiungere.

L’epoca della fuffa, del fumo negli occhi fatto di numeri pompati, è finita da un pezzo (dillo al cugino social manager che vuole “acquistarti” i follower).

Ma non è l’unico motivo per cui dovresti concentrarti sul crearti una fan base reale.

7. Crowdfunding e membership a pagamento

E qui iniziamo a saltare nel futuro.

Il crowdfunding esiste da secoli, sia chiaro, ma la novità è, ancora una volta, la facilità di accesso (se hai certi requisiti).

Cos’è il crowdfunding?

Fare crowdfunding significa coinvolgere i tuoi follower e la tua community e consentir loro di sostenerti finanziando collettivamente i tuoi progetti. Che si tratti di acquistare nuove apparecchiature musicali, pubblicare un nuovo album o creare nuovi artwork.

Ti consente di chiedere un supporto monetario al tuo pubblico e ai tuoi fan, in alternativa alla ricerca di un enorme anticipo da una singola fonte (come un’etichetta discografica – se se – o un prestito).

Ci sono una serie di piattaforme di crowdfunding sul mercato.

Ad esempio:

  • GoFundMe
  • Kickstarter
  • Indiegogo
  • ArtistShare

Ma c’è di più…

…potresti offrire ai tuoi fan una membership, o “servizio in abbonamento”.

Che cos’è un servizio in abbonamento?

Un servizio di abbonamento in abbonamento è leggermente diverso dal crowdfunding.

I tuoi fan possono effettivamente abbonarsi a te, per ricevere dei benefit, dei vantaggi, dei contenuti esclusivi.

In sostanza i servizi in abbonamento, come quelli che puoi impostare con Patreon, consentono agli abbonati di ricevere contenuti esclusivi (come opere d’arte, fotografie e video) dai loro artisti preferiti, tramite una quota di abbonamento mensile.

Artisti Adesso, per esempio, è il servizio in abbonamento che ho creato e all’inizio è nato proprio con lo spirito di condividere con le persone che mi seguivano ESATTAMENTE CIO’ CHE VOLEVANO DA ME.

Rileggiti quest’ultima frase, perché, sappi chele persone non acquisteranno mai niente di cui non pensano o sentono di aver bisogno.

E nel momento in cui, da artista, inizi a pensare di lanciare un servizio in abbonamento potresti scontrarti con la dura realtà secondo cui ciò che le persone a cui ti rivolgi sono disposte ad acquistare da te NON È quello che tu vorresti vendere loro (che la maggior parte della volte è… la tua musica, il cui valore percepito è spesso pari ad uno starnuto).

Io ti ho avvisato: impara a conoscere il tuo pubblico, e vedrai che migliorerà il tuo portafogli e anche la capacità comunicativa tua e della tua arte.

8. Insegna ciò che sai

Veniamo all’ultima possibilità di monetizzazione tra quelle che, al netto delle prime due, considero come fondamentale per la sostenibilità del mestiere, anzi DEI MESTIERI dell’artista.

Ricordi che ti ho detto che per fare soldi devi vendere qualcosa?

Ecco c’è una cosa che non sai vendere: ciò che sai.

Ciò che sai o sai fare, nel momento in cui lo mostri, lo esponi, diventa desiderabile.

E ricordi che ti ho detto, poco fa, che le persone non acquisteranno mai ciò che non vogliono?

Ebbene, ciò che le persone vogliono è essere come te.

Fare ciò che sai fare, assomigliarti anche.

Tutto sto pippone per dirti che puoi vendere la tua esperienza a chiunque desideri acquistarla.

Puoi farlo, non solo è legittimo, ma anche una delle esperienze più belle e formative che puoi fare nella vita.

“Gabriele ma io non sono esperto di niente.”

Non serve essere esperti in assoluto, serve esserlo più di qualcun altro e guarda un po’, altra mirabolante verità: ci sarà sempre qualcuno che non saprà fare quello che sai fare e che non ha ottenuto i tuoi risultati.

E sarà quel qualcuno a scriverti nei commenti “Wow, come hai fatto?”, a scriverti nei DM “puoi darmi qualche consiglio per…” o a bombardarti di note vocali del tipo “Sai anch’io vorrei…”.

Ecco, tra questi simpatici disturbatori si nascono i tuoi fan, aka, i tuoi clienti.

Tienilo a mente.

Come sempre, se volete, parliamone nella call di gruppo di Artisti Adesso di questa settimana.

PS: a proposito, conosci la differenza tra “COSTO” e “INVESTIMENTO”?

In Artisti Adesso è appena uscito, a sorpresa, un nuovo modulo in cui il nostro Andrea Signorelli ci spiega questa ed altre verità sulla gestione del budget per i musicisti.

Lo trovi nella tua libreria, nell’area studio!

Sull'autore

Gabriele

Sono un cantautore e music marketer, aiuto i colleghi a farsi scoprire DA VIVI.

Gabriele

Sono un cantautore e music marketer, aiuto i colleghi a farsi scoprire DA VIVI.

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