Lo strumento musicale che mi ha scaraventato nel futuro

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Questa è la storia di come un apparentemente innocuo strumento musicale si è rivelato essere la mia personale DeLorean DMC-12.

Ebbene si, sono figlio degli anni 80 (per quanto sembri piuttosto giovincello) e se non sai cos’è la DeLorean, da qualche parte tra noi c’è un gap.

Generazionale.

In qualunque decennio sei nato, ti ricorderai senz’altro di quando essere nato in quegli anni significava essere teenager.

Magari avrai una sensazione sbiadita, una specie di nostalgia giallognola a pois.

Io, degli anni 80, vissuti ovviamente in differita un decennio dopo esserci nato, ho un ricordo di colore… Blu scuro stellato.

Questo colore qui:

strumento-musicale

I miei ricordi sono intagliati nel mastice di una parola bellissima: fantascienza.

Blade Runner, Navigator, Corto Circuito, Mad Max, Videodrome, Brazil, l’indimenticabile Explorers…

Questi film erano così impossibili ma allo stesso così concreti, che tornavi a casa con la voglia di costruirti un’astronave con pezzi di giornali e giocattoli rotti (lo feci).

Se hai visto il recente Stranger Things, puoi farti un’idea di cosa parlo.

Gabriele, ma lo strumento musicale?

Ci arrivo, ci arrivo.

Perdonami, ma come al solito comincio un post parlando di emozioni.

Sarà che sono ambiverso, e non mi piacciono le chiacchiere futili.

Ma le emozioni sono il fil rouge esatto che legano il me quindicenne al me attuale.

Sono un’energia stratosferica in grado di aprire dei veri e propri wormhole, nei quali scodinzolare indietro e avanti nel tempo.

Solo che per farlo hai bisogno di una bacchetta magica che inneschi il prodigio.

La mia bacchetta magica si chiama Instrument1, ed è uno strumento musicale prodotto da un’azienda di Nashville che si chiama Artiphon.

Come ho conosciuto l’Instrument1

Se ancora fai domande di questo tipo forse non hai mai sentito parlare di Google 🙂

Il fatto è che qualche anno fa cercavo un modo per portarmi un pianoforte intero appresso.

In giro per il mondo.

Il pianoforte è uno strumento musicale bellissimo e gratificante.

Ma ha un difetto colossale.

Pesa.

Ragazzi se pesa.

Prova a metterti un pianoforte a tracolla e te ne accorgerai (sopratutto se è a coda).

Ma io volevo sentirmi libero come un chitarrista: volevo essere un pianorrista o un chitanista.

Volevo strimpellare una tastiera in piedi, senza sembrare che mi affacciassi alla finestra.

Così googlai.

Conoscevo le keytar, ma rimasi sorpreso quando incontrai questa startup, Artiphon, la quale finanziava con il crowdfunding uno strumento innovativo in grado di fondere insieme più stili di approccio allo strumento musicale.

Potevi suonarlo come una chitarra.

Potevi suonarlo come un pianoforte.

Potevi suonarlo come un violino (!?).

Potevi suonarlo come una batteria (elettronica).

Potevi non suonarlo e tenerlo lì sul comò perché è fighissimo.

Ebbene da allora sono passati tre anni, credo.

Francamente mi dimenticai dell’ Instrument1, il cui prezzo, per me che ne avevo le tasche piene (ma non di soldi), era un tantinello proibitivo.

Oggi mi ritrovo a fare queste cose qui:

Questo oggettino molto semplice (in realtà è sofisticatissimo) ti fa sentire come un ragazzino che vede prendere vita la magia di un film (anni 80).

Ti senti come nella versione live action di un cartone Disney.

Non è un giocattolo, tutt’altro.

Ma usarlo ti lascia un sapore futuristico e contemporaneamente retrò.

Un ritorno al futuro, ecco.

Non starò qui a fare una recensione tecnica, in giro ce ne sono diverse ed il mio modo di fare musica è il contrario di tecnico (ocincet).

Ma posso regalarti una riflessione gratuita su cosa significa fare musica nel 2017 e verso cosa, mi sembra, ci stiamo avviando.

La tecnologia sta rendendo la musica alla portata di tutti.

Ma già lo era.

Tutti possono imbracciare una chitarra, studiare ed imparare a suonare.

Il problema è che in quel “tutti” ci sono migliaia di persone che per un motivo o per un altro non possono studiare, non ne hanno il tempo o non sanno da dove partire.

Ecco, l’Instrument1, per chi è del tutto nuovo alla musica, sotto un certo punto di vista FACILITA la comprensione della composizione e ti mette subito in mano un risultato sonoro.

Bello, brutto, mediocre che sia non conta: chiunque può avere la sensazione di star producendo una musica che abbia minimamente un senso.

E sentirsi gratificato, espresso – come un caffè.

Puoi controbattere dicendo che quella sensazione è un’illusione?

Bè, può valere per qualunque musicista che si sente figo e completo mentre copia un assolo.

Chi siamo noi per giudicare?

Per chi già conosce uno strumento, l’Instrument1, paradossalmente, può avere una curva d’apprendimento più ripida.

I tasti ad esempio non rispondono come i tasti normali di un pianoforte.

E nemmeno di una chitarra, anche se simulano la fisicità di una corda.

Però con la dovuta pazienza, può regalare delle belle soddisfazioni.

Come questa:

Musica e tecnologia: dove si va?

Una persona su Instagram mi ha scritto che non pensava che nel 2017 si potesse inventare un nuovo strumento musicale.

Ecco, anch’io mi sono stupito.

Ma anche un po’ intorpidito (e non perché sono le due di notte).

Stupito: perché la tecnologia è davvero in grado di operare una sintesi del meglio, come nel caso dell’Instrument1 per quanto riguarda la musica.

Con il tempo potremmo davvero trovarci davanti un degno sostituto di chitarra e pianoforte, che non sia solo un controller.

Intorpidito: perché non voglio dire annoiato.

Ci ho pensato su ed ho capito qual è l’aspetto che qualunque startup in ambito di tecnologie musicali non dovrà scordarsi di curare: la vibrazione.

Intendo la risposta fisica di uno strumento.

Il feedback “vibratorio” che dà pizzicare una chitarra o pigiare il tasto di un pianoforte.

Quello che manca, ancora, è la risposta dello strumento, non una risposta sonora, ma una risposta fisica.

Sarò esigente, ma le prossime generazioni di musicisti non dovranno dimenticare che fare musica è come piangere o ridere: è un fatto fisico oltre che emotivo.

La musica non solo si fa col corpo, ma ha effetti sul corpo.

È evidente in un caso, quando il corpo si fa strumento musicale: nei cantanti.

E gli effetti, lo sai, sono spesso persino terapeutici.

Non ti inquieta un po’ pensare che viviamo in un mondo in cui è possibile dipingere in realtà virtuale?

A me affascina l’idea che sarà possibile fare musica senza strumenti.

Solo pensandola.

Wow, quanto tempo avrei risparmiato a fare gli arrangiamenti.

Ma è il pigrone dentro di me che parla.

Ho il sospetto che presto saremo in grado di fare musica senza mani, senza piedi e – oddio, senza voce.

Quanto ci vorrà per arrivare al punto in cui faremo musica senza musica?

A quel punto potremo solo sperare che esista un bravo regista che ne faccia un bel film.

Nel 2080.

Ti saluto con questa distopica suggestione 🙂

Gabriele 

PS: seguimi su Facebook, perbacco!

😀

Sull'autore

Gabriele

Sono un cantautore e music marketer, aiuto i colleghi a farsi scoprire DA VIVI.

Gabriele

Sono un cantautore e music marketer, aiuto i colleghi a farsi scoprire DA VIVI.

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